martedì 10 agosto 2010

Ritorno


Quest'estate abbiamo riscoperto l'Aquila, che dopo il 6 aprile dell' anno scorso a parte piccole puntate a recuperare documenti o suppellettili dalla vecchia casa è rimasta una frontiera invalicabile.
Il solo scrivere l'Aquila mi suscita una strana sensazione...il vedere a video questa parola mi da calore, un nome cosi' vicino e familiare, eppure ultimamente cosi' lontano da tutti noi.
Mentre scrivo la terra sta tremando di nuovo, e penso al vuoto tra le finestre e il silenzio nelle case , e la polvere e le piante morte senza cura dietro i vetri e sulle terrazze.


Penso ai cani randagi che non si vedono piu' e alle macerie che hanno preso il loro posto,penso alle impalcature che cementificano la città che ormai ha cambiato completamente aspetto.
Le strade sono tutto un via vai di ricordanti, gente che torna timidamente sul posto,


sguardi smarriti che attraversano il tempo paragonando l'oggi al passato e domandandosi il domani.
Tra tutte queste mura ora scorre un silenzio pesantissimo, è tutto chiuso tutto cristallizzato.
Le vetrine dei negozi sono in disuso, le insegne tutte spente, la gran parte delle porte sono incatenate da sequestri e contro i furti.


la città è morta ovunque.
Anche la piazza centrale,le chiese che si affacciano e le fontane tutto sembra finto.



Sorgono qui e là timidissimi segnali di coraggio, il bar delle sorelle Nurzia per esempio


ha riaperto i battenti tra le crepe e dentro sembra tutto molto normale, ma le vetrine riportano istantaneamente alla situazione...fuori non passa quasi nessuno.
Il castello spagnolo avvicinandoci sembra sempre lo stesso , ma poi girandogli intorno la cruda realtà...il tetto del lato ingresso è tutto puntellato, il ponte d'accesso un cumulo di macerie .



Gru ovunque spuntano tra i palazzi ,un mega cantiere, tutto criccato e puntellato su se stesso.
Mangiamo in un self-service aperto coraggiosamente in pieno centro sul corso dove Viola riprende gli affreschi coloratissimi,unici affreschi sembra di tutta la città.


Corina compra un cappellino da una signora che tutti i giorni dal mare viene in città per aprire la sua nuova bottega...la vecchia non esiste più e da quello che ci racconta demoralizzata anche la nuova tra non molto farà la stessa strada.
E' tutto molto insostenibile, sembrano tutti combattere contro il tempo che sembra proprio non voler perdonare nessuno pero'.
Poco oltre la nostra vecchia erborista...l'abbiamo scorta casualmente nascosta in queste casupole di legno che fungono da negozi ma tutt'altro ricordano.
Si è ricordata di noi ... i bolognesi ; e ci ha venduto la sua argilla verde per la quale tante volte venivamo apposta.
Ci ha raccontato la sua vicenda, il negozio completamente inagibile, i risarcimenti ridicoli e comunque non ancora arrivati , la militarizzazione del centro..."ci seguivano fino ai bagni da campo e li fuori rimanevano fino a che non finivamo", ci racconta della depressione del figlio che ora è a Roma, e della sua volontà di chiudere, e di abbandonare tutto.
Poi ci indirizza salutandoci sotto la villetta, a farci vedere il quartiere delle ville, dove la devastazione ha raccolto vittime per incurie e infatti è tutto sotto sequestro.
E li la morte è ancora nell'aria,c'è il sole ma c'è anche un gran silenzio.
Palazzi anni '70 sventrati, geometrie sfasate, vetri rotti ovunque, rottami di macchine ancora lungo la strada.
La vegetazione sta riprendendo i suoi spazi, alberi che spuntano ovunque e cespugli sulle pareti.

Sporcizia lungo la strada, non passa nessuno, scattare foto diventa difficile, un angoscia ci attanaglia e con la scusa del caldo ci allontaniamo verso Collemaggio.
Lo spettacolare giardino una lastra di polvere, da li il campo fiorito ha preso il largo e un po' qui un po li' tutti pian piano si sono allontanati.
Ora i militari presidiano,annoiati ti guardano andare e venire.


La chiesa bianca svetta, scheletro di facciata, dentro il vuoto, impalcature, transenne
Anche qui la pietra secolare ha subito in silenzio, ciò che le guerre, e i papi non hanno potuto l'ha fatto la terra in una notte sola.
E la venditrice di souvenir che fotografano ciò che quasi non esiste più ci guarda come alieni...forse gli unici visitatori della giornata?
Non lo sappiamo ma non ci sentiamo di chiederglielo...sembra molto tesa.
Risaliamo sul furgone e ci lasciamo il centro storico alle spalle e attraversando interi quartieri dormitori pieni di traffico e rotonde che nemmeno Bologna si sogna ci dirigiamo al nostro albergo.

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